Milano design week 2024. Caro design, cosa c’è di bello?
In un contesto storico particolare, la Milano design week rimane un’occasione di incroci per imparare e chiederci a che punto siamo e come sta il design.
In un contesto storico particolare, la Milano design week rimane un’occasione di incroci per imparare e chiederci a che punto siamo e come sta il design.
La Design Week 2024 è iniziata, tra aperitivi e lanci di nuovi prodotti che nascono già per essere incompleti ed evolvere. Ecosistemi e un nuovo agente come l’AI che ridefiniscono il nostro vivere e fare, nuove policy… In un contesto complessivo storico particolare, la Milano design week rimane un’occasione di incroci per imparare e chiederci a che punto siamo e come sta il design in generale, un settore che come sottolinea il rapporto Design economy 2024 della Fondazione Symbola pesa per un terzo del valore aggiunto nazionale.
Di chiamate all’azione ne sentiamo in continuazione. E niente di significativo, effettivamente, accade da sé. Non si può chiedere ad un designer un’azione di semplice “decorazione” o di manutenzione. Eppure troppo fare oggi è una semplice gestione dell’esistente. E i suoi servizi, prodotti, esperienze o interventi probabilmente, non si distinguono da ciò che, forse, accadrebbe comunque.
Eppure il Design è nato come radicale alternativa.
Di strade ne ha intraprese tante, più o meno efficaci, più o meno riconoscibili e durevoli. Forse siamo in un momento nel quale è necessario tornare a ripensare che tipo di pensiero e di azione sono quelli specifici del Design.
Che cosa significa progettare, quali sono le sue condizioni di possibilità, i suoi moventi e i suoi fini. E quindi che cosa significa un fare capace di trasformare, di fare impatto in maniera reale e responsabile.
Per fare impatti positivi in un contesto reticolare e non lineare, dove causa-effetto non funziona e dove è necessario aumentare la scala dei risultati degli interventi, abbiamo bisogno di avere una visione alternativa.
Una visione che richiede una doppia prospettiva: People & community driven, un approccio che abbiamo esplorato nell’ultimo numero di Weconomy, progetto di ricerca open source di Logotel.
Le persone, i legami, le relazioni sono la materia di intervento – sono l’infrastruttura dei progetti. Le persone e i loro comportamenti sono l’unico punto di concretezza e reale misura.
ll Design è un pensiero e un’azione che deve mettere al centro non solo i bisogni delle persone, ma anche delle comunità come soggetto e interpretarne la complessità cogliendone strutture di senso.
Se vogliamo creare impatto – quale e che tipo di impatto? – dobbiamo stare nella vita del servizio, dove accadono le interazioni, nascono le domande, si creano i legami, si sviluppano nuovi bisogni e si crea la trama di relazioni tra persone e comunità.
Per aumentare impatto abbiamo bisogno di ingaggiare, coinvolgere accompagnare la comunità, le organizzazioni nel loro Change.
Non è più sufficiente consegnare un progetto, ma – lo abbiamo capito in questi anni con il team Logotel – la pratica del Impact design. Un progetto occorre viverlo fino in fondo, accompagnandolo nel suo “Life”.
Il servizio quindi è qualcosa di vitale perché è fatto di persone, legami che si modificano in continuazione è un processo continuo e evolutivo. Nel tempo e nei diversi contesti deve cambiare stato e spesso “scala” per poter sopravvivere ed evolvere.
Se la vita delle persone e della comunità è l’unico sistema (di misura) che ci dice se, come e quando funziona quello che facciamo, allora bisogna imparare a progettare, sostenere le relazioni nel tempo; comprendere come cambiano le motivazioni e i comportamenti nel quotidiano – real time – e nei diversi stadi del servizio tra le persone, in una community di una rete e anche con “agenti diversi”. Occorre capire come persone, clienti, colleghi, cittadini, imprese, associazioni, network, organizzazioni con culture e motivazioni diverse interagiscono, collaborano, danno forma alle infrastrutture che danno forma e vita al servizio, al progetto. Occorre animare reti del dare e ricevere che partecipano e fanno impatto.
Noi agiamo rispetto a quello che vediamo. Se non proviamo a cambiare sguardo tutto quello che succede dopo non accade: problemi, strumenti, metriche, modalità… anche solo chiederci cosa è bello e cosa dovremo considerare come bello oggi e domani. La bellezza è il cammino per andare oltre le aspettative e lo stato dell’arte. La bellezza scatena atti creativi e amplifica le relazioni, è un abilitatore di reazioni e relazioni appaganti, che durano nel tempo.
Ognuno di noi è coinvolto, ognuno di noi ha una sua scala di influenza, nessuno escluso.
In questi giorni sarà interessante vedere, immaginare e imparare per agire meglio.
Articolo di Cristina Favini, Chief Design Officer Logotel