Lifelong learning: andare oltre le skill per stare al passo con i cambiamenti

L’apprendimento continuo è la chiave per adattarsi a un mondo del lavoro in profonda trasformazione e restare competitivi. I benefici per aziende e persone.

In un contesto come quello attuale, caratterizzato da grandi trasformazioni che riguardano numerosi ambiti, incluso il mercato del lavoro, credere di poter acquisire le competenze che ci servono in una sola volta, senza curarci del loro aggiornamento costante, è un atteggiamento miope.

L’impetuoso sviluppo dell’intelligenza artificiale è l’emblema di come i progressi in ambito tecnologico e scientifico viaggino a velocità elevatissime. Restare indietro è purtroppo molto facile se non si allena una mentalità aperta, curiosa e flessibile e se non si comprende che l’apprendimento non è legato a una sola fase dell’esistenza, ma deve essere continuo, permanente e durare per tutta la vita.

Nel mondo anglosassone, il termine che identifica questo approccio continuo e proattivo all’apprendimento viene definito lifelong learning. In questo articolo vedremo cosa significa lifelong learning, capiremo la sua importanza per persone e aziende e scopriremo cosa le imprese possono fare per stimolare un apprendimento continuo per le proprie persone.    

Cosa significa lifelong learning e perché è importante

La Commissione europea ha definito il lifelong learning come “l’apprendimento che si estende lungo tutto l’arco della vita, coinvolgendo una varietà di attività educative formali, non formali e informali, che mirano a migliorare conoscenze, competenze e competenze personali, civiche, sociali e occupazionali”. Si tratta di una definizione molto ampia, che va oltre l’ambito occupazionale e/o lavorativo e guarda alla formazione personale a 360 gradi.

Le istituzioni europee sono pienamente consapevoli della centralità delle competenze – a questo proposito, il 2023 è stato proprio l’anno europeo delle competenze –, il cui sviluppo è la chiave per conseguire l’obiettivo strategico dichiarato durante il Consiglio europeo di Lisbona del 2000: fare dell’UE la più competitiva e dinamica società basata sulla conoscenza del mondo.

Che l’apprendimento non si debba esaurire solo durante il ciclo di studi o limitare a determinati momenti non è certo un pensiero recente. Grandi pensatori, studiosi, scienziati e letterati del passato, dal mondo classico alla storia recente, hanno sottolineato l’importanza di mantenere, anche da adulti, un atteggiamento curioso e desideroso di imparare: “La curiosità è la chiave per l’apprendimento. Mai smettere di chiedere ‘perché’”, diceva, tra i tanti, il fisico e divulgatore Richard Feynman, premio Nobel per la Fisica nel 1965.

Ma oggi più che mai, in un contesto iperstimolato e accelerato in cui la tecnologia fa progressi enormi con una frequenza sempre maggiore, sviluppare una mentalità propensa all’apprendimento continuo è fondamentale sia per gli individui sia per le aziende.   

Il mondo del lavoro è il contesto in cui “imparare ad imparare continuamente” è forse più necessario. Secondo il report Future of jobs 2023 del World economic forum, il 44% delle competenze chiave dei lavoratori cambierà nel giro di cinque anni. Da questa previsione deriva una constatazione: la curiosità e il lifelong learning, che come nel già citato aforisma di Feynman sono accoppiate anche nel report del Wef, figurano al quinto posto nella top-ten delle competenze giudicate più utili per il 2023.

La stessa accoppiata guadagna un posto nella classifica delle competenze di cui ci sarà maggior bisogno da qui al 2027 secondo i dipendenti. E anche se si considera il punto di vista di aziende e organizzazioni, l’apprendimento continuo figura tra le prime dieci skill ritenute fondamentali nei prossimi anni, da qui al 2027. È in qualche modo normale che sia così: tra pochi anni alcuni dei lavori che vengono svolti oggi potrebbero scomparire o diventare molto diversi da come li conosciamo, mentre potrebbero nascere nuove professioni.

Quando si parla nello specifico del mondo del lavoro, l’apprendimento continuo si concretizza nelle opportunità di crescita, formazione, upskilling e reskilling che le aziende offrono ai dipendenti. In alcuni casi i lavoratori devono anche imparare a disimparare (unlearn): mettere da parte quelle conoscenze o competenze superate o che comunque non servono per il loro ruolo o la loro professione.

Quali sono i vantaggi del lifelong learning per le persone e le aziende

Da quanto abbiamo scritto è evidente che l’apprendimento continuo offre, alle persone che abbracciano questo approccio, maggiori opportunità di carriera e anche una maggiore sicurezza a livello lavorativo, soprattutto se lavorano in settori soggetti a rapidi mutamenti.

Il lifelong learning è un pilastro della crescita personale, anche al di là dell’ambito lavorativo. Raggiungere obiettivi di formazione sempre nuovi contribuisce inoltre a un aumento dell’autostima delle persone, che sviluppano maggiore fiducia nelle proprie capacità, con effetti positivi sulle performance lavorative e in generale sulla capacità di problem solving.

Aggiornare le proprie competenze e ampliare le proprie conoscenze è inoltre la chiave per aumentare creatività e innovazione: chi apprende continuamente tende a portare nuove idee e soluzioni all’interno dell’ambiente o delle comunità in cui opera (incluse le aziende e le organizzazioni), favorendo un ambiente innovativo e competitivo.

Molti dei vantaggi del lifelong learning per le aziende sono collegati a ciò che l’apprendimento continuo determina a livello individuale. Avere dipendenti lifelong learner significa essere più competitivi sul mercato e rispondere in maniera più rapida e agile ai cambiamenti.

Inoltre, le aziende che investono in programmi di formazione continua vedono un aumento della produttività e della soddisfazione dei dipendenti, che si traduce in un aumento dell’attrattività rispetto a nuove persone e un aumento della retention di coloro che sono già all’interno dell’azienda. Un report pubblicato da LinkedIn Learning ha rilevato che la employee retention è una preoccupazione per il 90% delle imprese; allo stesso tempo, offrire opportunità di apprendimento è la strategia migliore per migliorare la retention delle proprie persone.

Cosa possono fare le persone per favorire il lifelong learning

Dal punto di vista delle persone, il lifelong learning è un atteggiamento strettamente correlato a quello che la psicologa della Stanford University Carol Dweck ha definito growth mindset. Si tratta della mentalità propensa al miglioramento e alla crescita costanti, tipica di chi “sa di poter coltivare le sue qualità di base attraverso un mix di impegno, strategia e aiuto da parte degli altri”. Chi allena un growth mindset crede nell’apprendimento e nella crescita continui, si adatta ai cambiamenti e impara a utilizzare nuovi tool e a sviluppare nuove competenze.

Mantenere una certa dose di curiosità lungo tutto l’arco della nostra vita dovrebbe essere una caratteristica naturale dell’essere umano, anche se le esigenze lavorative e della vita quotidiana possono intaccare il tempo a disposizione per coltivare questa curiosità. Ecco allora che, per rendere l’apprendimento un’abitudine che duri per tutta la vita, può essere utile condividere i semplici consigli forniti da John Coleman nell’articolo Make Learning a Lifelong Habit pubblicato sull’Harvard Business Review:

  • definire gli obiettivi che si vogliono raggiungere (ad esempio, il numero di libri da leggere in un anno), facendo in modo che siano realistici;
  • sviluppare una learning community, come ad esempio un gruppo di lettura;
  • abbandonare le distrazioni, ad esempio prendendosi una pausa dallo smartphone o dai social network quando si dedica del tempo all’apprendimento;
  • laddove possibile, usare la tecnologia come supporto per un apprendimento supplementare, ad esempio attraverso app o piattaforme di e-learning.

Cosa possono fare le aziende per favorire il lifelong learning

Se, a livello personale, il growth mindset è un importante presupposto per l’apprendimento continuo, d’altra parte anche le aziende e le organizzazioni possono ricoprire un ruolo importante nel promuovere il lifelong learning.

In primo luogo, le aziende dovrebbero privilegiare già in fase di assunzione quei candidati che mostrano di saper rispondere alla domanda: come apprendi? È il consiglio contenuto nell’articolo Identify and Hire Lifelong Learners apparso sull’Harvard Business Review: “L’apprendimento permanente è ormai considerato un imperativo economico e ‘l’unico vantaggio competitivo sostenibile’ – scrive l’autore dell’articolo, Marc Zao-Sanders ­–. I candidati e i dipendenti che considerano, aggiornano e migliorano le proprie competenze sono quelli che ottengono i migliori risultati, soprattutto a lungo termine. Porre la questione sul modo in cui apprendiamo dà un taglio pragmatico all’importante ma nebulosa nozione di growth mindset”.

Esistono poi diverse strategie che le imprese possono adottare per incentivare la formazione continua delle persone che sono già al loro interno. Eccone alcune.

  • Programmi di sviluppo professionale: le aziende possono offrire programmi di sviluppo professionale che coprono una vasta gamma di argomenti pertinenti alle competenze richieste nel settore specifico.
  • Accesso a risorse di apprendimento: dare accesso a risorse come piattaforme di e-learning o abbonamenti a riviste e pubblicazioni specializzate, ma anche a convenzioni e agevolazioni con specifici centri di formazione, può consentire ai dipendenti di accedere più facilmente a materiali di formazione.
  • Focalizzare i percorsi formativi verso la creazione di nuova conoscenza, piuttosto che sulla condivisione di ciò che è già noto. Si tratta di una rifocalizzazione strategica, suggerita da John Niven III in un suo intervento sull’HBR: “La semplice partecipazione dei dipendenti a programmi di aggiornamento non è sufficiente. Questi programmi di formazione sono in gran parte incentrati sulla condivisione delle conoscenze esistenti, ovvero delle competenze che già esistono. Ma in un mondo in rapida evoluzione, le conoscenze esistenti diventano rapidamente obsolete. Dobbiamo ampliare la nostra definizione di ‘apprendimento’ per includere la creazione di nuove conoscenze”.
  • Welfare: le aziende possono fornire ai propri dipendenti e collaboratori delle opzioni di welfare che consentano di coprire spese di formazione di diverso tipo, anche per corsi di formazione avanzati.
  • Cultura del feedback e del coaching: promuovere una cultura aziendale che valorizzi il confronto e il supporto può incoraggiare i dipendenti a cercare proattivamente nuove opportunità di apprendimento arricchendo continuamente le proprie abilità.
  • Community di interesse, tribe: una manifestazione concreta della cultura del confronto e del supporto può essere la creazione di community di interesse o tribe interne all’organizzazione, dove le persone interessate a uno specifico tema possano discutere, confrontarsi, condividere best practice, supportarsi. Ne è un esempio Dojo, la tribe interna all’Independent design company Logotel, che aiuta le persone nell’adoption dell’AI usando un approccio pratico.

Riflessioni conclusive

In conclusione, il lifelong learning non è solo una necessità per stare al passo con i cambiamenti, ma rappresenta anche un’opportunità per crescere, prosperare e rimanere competitivi in un mondo del lavoro in continua evoluzione e in cui il cambiamento sembra essere l’unica costante. Le aziende e i dipendenti che abbracciano questo approccio saranno meglio preparati per affrontare le sfide future e cogliere nuove opportunità.