Le skill per affrontare il 2025: pensiero analitico, resilienza e leadership tra le competenze chiave

Il Future of jobs report del World economic forum ha individuato le skill più rilevanti per affrontare il presente e il futuro del lavoro: dal pensiero analitico alla leadership, ecco quali sono.

Due quinti delle attuali competenze che le persone esercitano nel mondo del lavoro subiranno trasformazioni o diventeranno obsolete entro il 2030.

È uno dei dati contenuti nel Future of Jobs report 2025 pubblicato dal World economic forum, uno studio che, fin dalla sua prima pubblicazione nel 2016, è diventato un autorevole spunto di riflessione per discutere di come evolverà il lavoro di fronte alle macro tendenze della società, della politica, dell’economia e della tecnologia.

Il dato sull’instabilità delle competenze fotografa, nella sua sinteticità, la rapidità delle trasformazioni del contesto odierno, che si riflettono inevitabilmente anche sul mondo del lavoro.

Tra i vari dati contenuti nel report, in questo articolo ci soffermiamo su quali sono le competenze più importanti per il 2025 e per i prossimi cinque anni.

Cos’è il Future of jobs report del World economic forum

Giunto alla sua quinta edizione, il Future of jobs report raccoglie le risposte di oltre 1000 tra aziende e imprenditori di 22 industry e 55 Paesi diversi, rappresentando più di 14 milioni di lavoratori. Le prospettive indicate dai datori di lavoro sono state arricchite dalle ricerche e dai dati provenienti da ADP, Coursera, Indeed e LinkedIn, partner del report.

Il report è ricco di dati: nella prima parte vengono analizzati i principali fattori che plasmeranno il mercato del lavoro globale entro il 2030. Sono fenomeni già in atto, come il cambiamento tecnologico, la frammentazione geoeconomica, l’incertezza economica, i cambiamenti demografici e la transizione verde, che presi singolarmente o in combinazione tra loro sono destinati sempre più a trasformare (e lo stanno già facendo) il modo in cui concepiremo il lavoro.

Un altro capitolo esamina come queste macro-tendenze influenzeranno l’occupazione, analizzando le professioni in ascesa e quelle in declino, i posti di lavoro destinati a nascere ex novo, quelli che si trasformeranno, quelli che saranno spazzati via dalle trasformazioni.

I capitoli finali analizzano le strategie di trasformazione della forza lavoro che i datori di lavoro intendono intraprendere in risposta alle macro-tendenze nel periodo 2025-2030, e presenta numerosi insight suddivisi per area geografica e industry.

La parte centrale del report si focalizza sulle skill: come cambieranno in futuro in relazione ai macro-trend menzionati in precedenza, quali rivestiranno la maggior importanza nel presente e nell’immediato futuro e quali sono destinate ad assumere maggiore rilevanza nei prossimi 5 anni.

La tassonomia delle skill secondo il Wef

Prima di approfondire il tema delle competenze, è utile ricordare come vengono suddivise le skill secondo la tassonomia del World economic forum. Il Wef identifica le seguenti tipologie di skill:

  • Cognitive skill (competenze cognitive): includono il pensiero analitico, sistemico e critico, la risoluzione dei problemi complessi, la creatività, le abilità di scrittura e lettura. Sono fondamentali per analizzare informazioni, prendere decisioni informate e sviluppare nuove idee.
  • Engagement skill (competenze legate al coinvolgimento): riguardano la capacità di coinvolgere persone e pubblici diversi e comprendono l’orientamento al servizio, competenze legate al marketing e ai media, il servizio al cliente.
  • Ethics (etica): riguarda i principi morali e i valori che guidano il comportamento professionale e comprende skill come la cittadinanza globale e la stewardship ambientale, cioè la gestione etica delle risorse ambientali.
  • Management skill (competenze di gestione): queste competenze includono la capacità di pianificare, organizzare, dirigere e controllare le risorse per raggiungere obiettivi specifici. Comprendono la gestione dei talenti (talent management) e il controllo qualità.
  • Physical abilities (abilità fisiche): si riferiscono alla destrezza manuale, alla coordinazione, alla resistenza e alla precisioni. Doti importanti in lavori che richiedono attività fisiche o manuali.
  • Self-efficacy (autoefficacia): riguarda la fiducia nelle proprie capacità di affrontare e superare le sfide. Questa tipologia di skill include resilienza, flessibilità, la motivazione e la consapevolezza di sé, la curiosità e la predisposizione all’apprendimento continuo.  
  • Technology skill (competenze tecnologiche): includono la capacità di utilizzare e comprendere le tecnologie digitali, come l’intelligenza artificiale, la programmazione, la sicurezza informatica e l’analisi dei dati.
  • Working with others (lavorare con gli altri): questa categoria comprende le competenze necessarie per lavorare efficacemente in team. Include la leadership, l’empatia e l’ascolto attivo, la capacità di costruire relazioni positive.

Quali sono le principali skill del 2025

Secondo il Future of jobs report 2025, il pensiero analitico è attualmente la competenza più ricercata tra i datori di lavoro, con sette aziende su dieci che la considerano essenziale per affrontare il 2025. Si tratta di una conferma: la stessa skill era già in cima alla classifica nelle due precedenti edizioni del report precedente, pubblicate nel 2020 e nel 2023.

Seguono la resilienza, la flessibilità e l’agilità, accorpate tra loro. Sul podio delle skill figura poi la leadership, associata all’influenza sociale.

A completare la classifica delle dieci principali skill ritenute rilevanti per affrontare il 2025 sono il pensiero creativo (4° posto), la motivazione e la consapevolezza di sé (5°), l’alfabetizzazione tecnologica (6°), l’empatia e l’ascolto attivo (7°), la curiosità e il lifelong learning (8°), il talent management (9°) e l’orientamento al servizio e il customer service (10°).

La presenza nei primi posti della classifica di competenze cognitive, personali e interpersonali evidenzia l’importanza che imprenditori e aziende attribuiscono al poter disporre di persone agili, innovative e collaborative, con elevate capacità di risoluzione dei problemi e di resilienza.

Può sembrare curioso che nella top ten delle skill più rilevanti per affrontare il 2025 figuri solo una competenza tecnologica, la technological literacy, mentre la capacità di padroneggiare l’intelligenza artificiale e i big data sia addirittura fuori dalla top ten e figuri all’11° posto.

In realtà, le competenze legate all’AI sono però tra quelle che hanno registrato uno dei più significativi incrementi di importanza rispetto al report del 2023, facendo segnare un aumento del 17%. Gli imprenditori che hanno risposto alle survey evidenziano anche come ci sia sempre più bisogno di leader efficaci (l’importanza della leadership aumenta del 22% rispetto al precedente report) e di persone resilienti, flessibili e agili (skill la cui rilevanza aumenta del 17% rispetto al 2023).

L’evoluzione delle skill nei prossimi anni

Le competenze legate alla tecnologia si prendono la “rivincita” quando la prospettiva si allarga, abbracciando i prossimi cinque anni. Intelligenza artificiale e AI generative, big data, reti, cybersecurity e alfabetizzazione tecnologica sono le skill la cui importanza aumenterà più rapidamente entro il 2030, almeno stando al Future of jobs report.

Una crescita guidata da uno dei macro-trend evidenziati in apertura del report, il progresso tecnologico, con la conseguente espansione dell’accesso digitale e l’integrazione sempre maggiore delle tecnologie di intelligenza artificiale e di elaborazione delle informazioni.

Da notare che, secondo il report, i progressi tecnologici saranno responsabili anche dell’importanza crescente del pensiero analitico e del pensiero sistemico. Segno, qualora fosse necessario ribadirlo, che anche in un mondo sempre più complesso e guidato dai dati serve un approccio critico e human-centred per prendere decisioni e risolvere criticamente i problemi.

Completando lo sguardo sul prossimo futuro, secondo le aspettative dei datori di lavoro intervistati dal World economic forum oltre alle competenze tecnologiche cresceranno di importanza il pensiero creativo, la resilienza, flessibilità e agilità, e la curiosità e l’apprendimento continuo.

Tra le prime dieci competenze in crescita da qui al 2030 figurano anche la leadership e l’influenza sociale, la gestione dei talenti, il pensiero analitico e la gestione ambientale. Di fronte a un mondo sempre più complesso e interconnesso, continueranno dunque a servire persone in grado di guidare team, gestire talenti in modo efficace e adattarsi alla transizione verde.

Upskilling e reskilling sono imperativi categorici per le aziende  

Per il 63% delle aziende, il principale ostacolo alle trasformazioni necessarie per rispondere alle sfide e alle macro-tendenze del futuro è la carenza di competenze (skill gap). Questo dato, unito all’evoluzione della rilevanza delle skill nel tempo, fa ben comprendere perché i datori di lavoro assegnino sempre maggior peso alle iniziative di riqualificazione e aggiornamento (upskilling e reskilling) delle competenze dei loro dipendenti e collaboratori.

“Al contrario dei diamanti, le skill non durano per sempre – riporta un articolo contenuto nel 13° numero di Weconomy, pubblicazione open-source dell’Independent design company Logotel –. Se non vengono esercitate, si dimenticano. Per far sì che si mantengano vive nelle persone e per creare il terreno adatto per lo sviluppo di nuove competenze, c’è bisogno di coltivare l’attitudine, motivare, dare la possibilità di sperimentare e l’opportunità per mettere in pratica”.

Il report evidenzia come la velocità della skill disruption si sia comunque stabilizzata e si stia avvicinando ai valori del 2016. Nella prima edizione del Future of Jobs Report, infatti, i datori di lavoro intervistati si aspettavano che il 35% delle competenze dei lavoratori avrebbe subito cambiamenti nei successivi cinque anni.

La pandemia di COVID-19 e i rapidi progressi nelle tecnologie di frontiera hanno portato a significative interruzioni nella vita lavorativa e nelle competenze, alimentando un clima di instabilità. Nell’edizione 2020 del report del Wef la previsione sulla percentuale di competenze che avrebbero subito cambiamenti ha raggiunto infatti il culmine, arrivando al 57%.

Il periodo post-pandemia ha evidenziato però una capacità di adattamento ai cambiamenti da parte delle aziende: attualmente, gli intervistati prevedono che il 39% delle skill siano destinate a cambiare da qui al 2030.

Cos’è successo? Da un lato, gli imprenditori hanno acquisito gli strumenti e l’esperienza necessari per comprendere meglio le competenze critiche richieste per affrontare i rapidi cambiamenti tecnologici.

Dall’altro è cresciuta l’attenzione verso l’apprendimento continuo e i programmi di aggiornamento e riqualificazione. Lo dimostra l’aumento della quota di forza lavoro che ha completato programmi di formazione in azienda come parte di strategie di apprendimento a lungo termine: il 50% nel 2025 rispetto al 41% del 2023.

Tra i settori che hanno registrato l’aumento più significativo di lavoratori che hanno completato iniziative di formazione figurano quello assicurativo e pensionistico, la supply chain, i trasporti e le telecomunicazioni, anche se l’aumento del completamento della formazione è evidente in quasi tutti i settori e suggerisce un riconoscimento crescente dell’importanza dello sviluppo continuo delle competenze.

Riflessioni conclusive

Il Future of Jobs Report 2025 del World economic forum delinea un quadro chiaro: il futuro del lavoro richiederà un mix equilibrato di competenze cognitive, tecnologiche e interpersonali.

Con il 39% delle skill destinate a trasformarsi entro il 2030, diventa cruciale per aziende e professionisti abbracciare una cultura dell’apprendimento continuo. Il successo professionale dipenderà sempre più dalla capacità di combinare pensiero analitico, resilienza e leadership con una solida comprensione delle tecnologie emergenti.

Le organizzazioni che investiranno strategicamente in programmi di upskilling e reskilling si adatteranno meglio alle trasformazioni in corso ed emergeranno come leader nei loro settori, guidando l’innovazione e la crescita nel panorama lavorativo del futuro.