In un mondo che cambia rapidamente occorre cambiare anche il concetto di formazione, che va progettata sempre più in una dimensione collaborativa e con una logica di community learning. E l’intelligenza artificiale può essere un’enorme alleata per accelerare questa trasformazione. Lo spiega l’amministratore delegato di Logotel, Nicola Favini su DigitEconomy24, il report del Sole 24 Ore Radiocor e di Digit’Ed.
«Un’azienda riesce a essere competitiva se le sue persone applicano comportamenti, conseguenti a conoscenze e competenze, che portano dei cambiamenti – afferma Favini – e in questo contesto bisogna accelerare, diffondere o dar vita a logiche con cui le persone imparano cose nuove, le mettono a terra, e diventano capaci di trasferire competenze agli altri. In mondi sempre più reticolari, inoltre, si impara non solo perché destinatari di un contenuto ma perché si è parte di una rete».
Anche se cambia il modo di apprendere, resta però fondamentale lo scambio con le persone. E per favorire le occasioni di scambio in un momento in cui non sempre si riesce a mettere assieme le persone, bisogna incoraggiare la nascita di «reticoli dentro le organizzazioni, dove le persone scambiano informazioni, apprendono le une dalle altre e vanno a costruire esperienze inedite. La dimensione collaborativa va progettata e innescata in una logica di community learning».
L’intelligenza artificiale è un’alleata nel community learning
In un futuro prossimo in cui tutte le organizzazioni dovranno diventare più veloci nel trasferire le competenze al loro interno, la formazione continuerà a essere uno dei più grandi bisogni per le imprese. E in questo contesto l’AI «sta diventando una enorme alleata dei processi di community management e community learning. Se metto in pasto a motore di AI le conoscenze comune, l’AI diventa in pratica un membro della community e aiuta a generare risposte partendo dal knowledge aziendale». L’intelligenza artificiale secondo il Ceo di Logotel è una “tecnologia deflagrante” che non si può ignorare e che può servire a ripensare la formazione. Ma come insegnare l’intelligenza artificiale? «L’AI non vive di teoria ma di pratica, è difficile trovarla nei libri, ed è, quindi, più facile che viva nelle tante sperimentazioni che le persone possono fare e nella messa a fattor comune delle esperienze».
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