L’avvento e il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale, soprattutto dell’AI generativa, hanno posto aziende e organizzazioni davanti a una nuova sfida, che potrebbe essere fondamentale per le proprie sorti: come adottare queste nuove tecnologie in maniera efficace e utile per i propri obiettivi.
Tuttavia, anche se il 76% dei leader aziendali è consapevole della necessità di adottare l’AI per mantenere competitive le proprie organizzazioni, il 60% di loro nutre anche preoccupazioni sulla mancanza di un piano e di una visione per implementare l’intelligenza artificiale all’interno della propria azienda, spesso legate anche alla difficoltà di identificare i servizi AI di cui si necessita.
I dati citati provengono dall’ultimo Work Trend Index di Microsoft, che sottolinea anche come questo “stallo” nell’adozione dell’AI stia spingendo molti professionisti verso un nuovo approccio: il Bring your own artificial intelligence (BYOAI), letteralmente traducibile in italiano come “Porta la tua personale (soluzione di) intelligenza artificiale”.
In questo articolo spieghiamo cos’è il BYOAI, quali sono i vantaggi e i rischi che comporta e come aziende e organizzazioni possono utilizzare questo approccio per migliorare l’adozione dell’AI al proprio interno.
Cos’è il “Bring your own AI”?
Il termine BYOAI deriva da un altro fenomeno, il Bring your own device (BYOD, in italiano “porta il tuo device”), tendenza nata circa 15 anni fa e che si riferisce all’utilizzo di device personali (tablet, pc, smartphone, ecc…) per scopi formativi o lavorativi.
Secondo l’analista di Forrester Andrew Hewitt, per BYOAI si intende quel fenomeno per cui i dipendenti di un’azienda utilizzano qualsiasi forma di servizio AI esterno per svolgere le attività aziendali, anche se non approvato dall’azienda. Il BYOAI si differenzia dallo shadow AI, che è un BYOAI portato avanti dai dipendenti senza che l’azienda ne sia a conoscenza.
La consapevolezza da parte dell’organizzazione diventa dunque una discriminante fondamentale nell’approccio BYOAI secondo l’analista di Forrester, che evidenzia poi come, all’interno del BYOAI, rientrino sia soluzioni di AI generativa, sia qualsiasi tipo di software con AI incorporata.
Come viene chiarito dall’articolo Three Reasons To Consider The ‘Bring Your Own AI’ Approach pubblicato su Forbes, il BYOAI è un approccio che può essere utilizzato e incentivato dalle stesse aziende. In questo senso l’approccio identifica anche quelle organizzazioni che integrano le proprie soluzioni di intelligenza artificiale personalizzate all’interno dei loro sistemi e flussi di lavoro esistenti. Invece di affidarsi esclusivamente a chatbot, Large language model (LLM) o assistenti virtuali generici, il BYOAI permette dunque di sviluppare e implementare sistemi AI su misura per soddisfare esigenze specifiche.
Si tratta dunque di due diverse sfumature del concetto: in un caso – l’accezione più comune – il focus è posto sui professionisti e dipendenti delle aziende, che “portano” all’interno e utilizzano sistemi di AI con cui hanno già familiarità, ma che magari non sono stati autorizzati. Nell’altro caso, il focus è invece posto sullo sviluppo di AI personalizzate da parte delle aziende, basate su modelli LLM spesso open source e addestrate sulla base del proprio patrimonio di conoscenze, progetti, dati.
Il BYOAI: una tendenza intergenerazionale
Secondo il già citato Work Trend Index di Microsoft, che ha coinvolto 31 mila persone in 31 Paesi, il BYOAI riguarda il 78% dei dipendenti che utilizzano l’AI, una percentuale che sale all’80% nel caso di aziende medio-piccole. Cifre significative, se si considera che l’utilizzo dell’AI generativa è quasi raddoppiato dall’inizio del 2024 e riguarda, secondo il report, il 75% dei lavoratori della conoscenza a livello globale.
Il BYOAI si presenta come una tendenza che attraversa tutte le generazioni, anche se è più frequente in quelle più giovani. L’utilizzo di tool AI non forniti dalla propria organizzazione riguarda infatti l’85% degli appartenenti alla Gen-Z, il 78% dei Millennial, il 76% della Gen-X e il 73% dei Boomer.
Una tendenza che sembra essere cavalcata anche da big player del settore tech. Il Ceo di Meta Mark Zuckerberg, ad esempio, in occasione del lancio dell’ultimo aggiornamento dell’assistente Meta AI con il nuovo LLM Llama 3.1, ha affermato che nel prossimo futuro sarà rilasciato un tool che consentirà di creare “la propria AI personale” per interagire con le diverse app di Meta.
Nel suo report, Microsoft sottolinea come l’approccio BYOAI possa far perdere i vantaggi che derivano dall’uso strategico dell’AI su larga scala e possa mettere a rischio i dati aziendali. Ma il BYOAI comporta anche vantaggi sia per i dipendenti sia per le aziende. Vediamo allora rapidamente quali sono i vantaggi e i rischi legati all’approccio “Bring your own AI”.
Quali sono i vantaggi del BYOAI
I vantaggi di un approccio BYOAI riguardano sia i professionisti che utilizzano tool AI con cui hanno più dimestichezza, sia quelle aziende od organizzazioni che stanno sviluppando soluzioni AI personalizzate. In generale, il BYOAI può comportare una maggiore produttività e creatività dei dipendenti e favorire un’adozione più rapida dell’AI in azienda, colmando i gap che esistono a riguardo.
L’aumento della produttività è legato al fatto che l’uso di strumenti AI familiari consente a dipendenti e professionisti di completare i propri task in modo più efficiente, riducendo il tempo necessario per apprendere l’utilizzo di nuovi software aziendali. Consentire alle proprie persone di utilizzare strumenti con cui hanno familiarità può inoltre migliorare la loro soddisfazione e l’engagement.
Permettendo ai propri dipendenti di portare e utilizzare le proprie soluzioni AI, le aziende possono inoltre stimolare un ambiente di lavoro più innovativo e creativo, dove le idee possono fluire liberamente.
Per mettere a sistema innovazione e creatività e agevolare un’adoption efficace, può essere utile per le aziende creare ambienti sicuri di scambio, confronto e condivisione pratica: ne è un esempio il Dojo, lo spazio di community legato al progetto AI Adoption Service che l’Independent design company Logotel sperimenta al proprio interno e offre ai propri clienti.
Altri vantaggi legati al BYOAI sono una maggiore flessibilità e capacità di adattamento da parte delle aziende, che possono diventare più agili e reattive ai cambiamenti del mercato sfruttando l’iniziativa dei dipendenti per adottare più rapidamente nuove tecnologie AI.
Per le aziende che sviluppano al proprio interno soluzioni di AI su misura e utilizzano dati interni per l’addestramento di LLM, i vantaggi riguardano anche la sicurezza, il controllo sui dati e sui risultati, nonché la coerenza degli output con le esigenze e gli obiettivi dell’organizzazione: si ridurrà il rischio di allucinazioni e le risposte fornite dai modelli di AI saranno più accurate e pertinenti.
Quali sono i rischi del BYOAI
Il rischio principale del BYOAI, soprattutto quando le organizzazioni non sviluppano policy chiare sull’utilizzo di tool AI esterni da parte dei propri dipendenti, è legato a questioni che riguardano la sicurezza.
L’introduzione e l’utilizzo di strumenti AI esterni da parte delle persone può comportare rischi per la privacy dei dati aziendali, violazione dei dati, problemi di compliance, rischi legali legati sia a diritti d’autore e proprietà intellettuale, sia a questioni legate a discriminazioni e responsabilità.
C’è inoltre un tema di complessità gestionale, in quanto la gestione di molteplici strumenti AI può diventare complessa e onerosa per i team IT. Infine, un’altra possibile issue dell’approccio BYOAI è legata alle disparità che potrebbero crearsi tra i dipendenti che hanno accesso a strumenti AI avanzati (e/o hanno maggiore dimestichezza con il loro utilizzo) e quelli che non ne dispongono.
Come implementare il BYOAI in aziende e organizzazioni
Per sfruttare i vantaggi del BYOAI mitigandone i rischi, le aziende dovrebbero in generale guidare questo tipo di approccio, sviluppando una policy con linee guida chiare e coinvolgendo attivamente i dipendenti. Tra le azioni da attuare possiamo elencare:
- Definire in modo chiaro la policy BYOAI e il suo ambito di applicazione consentito
- Definire un processo di approvazione per i tool di AI usati dai dipendenti;
- Stabilire standard di sicurezza e garantire il rispetto delle politiche di gestione dei dati, attraverso regolari controlli;
- Creare una struttura di supporto dedicata che offra anche formazione per l’integrazione e l’uso responsabile dei tool di AI personali;
- Monitorare in maniera continua l’andamento delle policy di BYOAI, raccogliendo feedback e intervenendo in caso di problemi;
- Incoraggiare la collaborazione, coinvolgendo attivamente i BYOAIer e promuovendo comunità di pratica sull’innovazione per condividere best practice, problemi e soluzioni.
- Integrare gli strumenti di AI che si rivelano più efficaci nei flussi di lavoro aziendali, per accelerare l’adoption e diffonderla anche ad altri livelli dell’organizzazione.
Forrester, che al fenomeno BYOAI ha dedicato due report nel corso del 2023, suggerisce di lavorare per livelli, iniziando con una policy che guidi all’utilizzo di soluzioni esterne e in seguito si possa evolvere. Secondo la società di ricerca e consulenza, le aziende dovrebbero inoltre delineare in modo chiaro i casi d’uso approvati e mostrare ai dipendenti i vantaggi e cosa possono aspettarsi dagli specifici tool di AI generativa. Infine, è importante che nello sviluppo di queste policy i responsabili dell’IT coinvolgano altri team, come chi si occupa di sicurezza e governance dei dati, e tengano conto dei feedback dei dipendenti.
Per quanto riguarda invece le aziende che vogliono sviluppare un sistema di AI personalizzato, i macro passaggi da seguire sono i seguenti:
- identificare le esigenze: analizzare i propri processi e individuare le aree in cui l’AI può apportare il maggior valore aggiunto, come l’automazione di attività, l’analisi dei dati o l’assistenza ai clienti.
- scegliere la piattaforma AI: selezionare una piattaforma di sviluppo AI flessibile e scalabile, che permetta di creare soluzioni personalizzate in base alle proprie necessità.
- sviluppare l’AI utilizzando dati interni: utilizzare gli strumenti e le risorse della piattaforma prescelta per costruire modelli di intelligenza artificiale ad hoc, addestrandoli sui dati aziendali. Secondo il già citato articolo di Forbes, “quando si costruiscono e si addestrano i modelli di AI è più sicuro utilizzare dati interni affidabili, di proprietà e gestiti dall’organizzazione stessa. I dati sono più coerenti, accurati e sicuri e si allineano meglio alle esigenze e agli obiettivi dell’organizzazione”.
- integrare le soluzioni AI sviluppate all’interno dei sistemi e delle applicazioni esistenti, per una perfetta sinergia con i flussi di lavoro.
Conclusioni
In risposta alle differenti velocità – e in alcuni casi all’immobilismo – con cui aziende e organizzazioni stanno adottando l’AI e l’AI generativa nei processi lavorativi, si sta diffondendo l’approccio BYOAI: professionisti e dipendenti portano e utilizzano autonomamente strumenti di intelligenza artificiale a loro familiari per svolgere le proprie attività lavorative, anche al di fuori delle politiche aziendali.
Di fronte a questa tendenza le aziende possono reagire in diversi modi. Agli estremi, potrebbero tollerare il BYOAI senza alcun tipo di policy o controllo oppure potrebbero vietarlo. Entrambe le strade, però, a parte la loro difficile attuazione – specialmente per il divieto assoluto, difficile davanti alla penetrazione dell’AI in molti software e tool – rischiano di generare più svantaggi che vantaggi.
Solo con un approccio proattivo, policy definite e con il coinvolgimento dei dipendenti, le aziende attraverso il BYOAI potranno accelerare l’adozione dell’AI riducendone i rischi e sfruttandone appieno il potenziale.